Se volete farvi un’idea della logica fiamminga non serve effettuare un tour delle Fiandre, basta farne uno nel reparto freezer del Colruyt.
Croccantini per gatti e detersivi per piatti, tè alla pesca con le bollicine, carta igienica formato riserva Covid, frutta secca e assorbenti: troverete tutto assortito in questo ordine, con una disposizione che rispetta la logica del Cappellaio Matto e un’esposizione proporzionale all’imprevedibilità. Filo da sarta? Accanto alle noci. Guanti da giardinaggio? Dopo i succhi di frutta. Punto a favore sono i gustosi snack a distribuzione gratuita, dove si offrono alle vostre dita, in maniera del tutto inattesa, quantità illimitate di chips al chili, Tuc al pepe nero, olive marinate all’aglio, morsetti di biscotti. Ovviamente non saprete resistere, e alla fine del giro vi sentirete come un babbo Natale dentro la palla di vetro quando un bambino si diverte a scuoterla.
Il caffè belga
Naturalmente, l’assaggino a cui non si può mai resistere è quello del caffè caldo.
L’illusione del sapore di casa, la sensazione di tepore lungo l’esofago, il tutto in un supermercato che, per atmosfera, rasenta quella di un bunker russo nella guerra fredda? Una combo irresistibile. Gli italiani ci cascano tutti, ma proprio tutti, epperò una volta sola. Si renderanno conto infatti troppo tardi che il tepore è piuttosto un’ondata di calore pari a quella di Pompei prima dell’eruzione vesuviana. Del resto, la sfumatura della brodaglia color acquerello marrone intinto nel bicchiere avrebbe dovuto mettevi in guardia, eppure…
Proseguite così mesti mesti verso la corsia “cartoleria per la scuola e decorazioni natalizie”, solo perché sapete che lì ci sono le noccioline d’arachidi al wasabi all you can eat.
Made in Italy
Fra pasta Benito e ragù ItaliaMo -mi stupisco sempre della mancanza dell’olio Balilla- sarete finalmente giunti al banco frigo, il cui trionfale ingresso è preceduto da una porta con frange di plastica, che fanno tanto forno bolognese anni Sessanta.
Il motivo della porta a fronzoli vi sfugge finché non agguantate il primo pomodoro a sinistra. La temperatura, nella zona frutta e verdura, si aggira fra i -5 e +2 gradi. In pratica vi ritrovate in un gigantesco igloo. Nel cesto dei fagiolini, il rischio che vi si stacchi una falange è reale; all’altezza delle mozzarelle, vi renderete conto che non appartenete più alla specie dei primati dal pugno opponibile. Mentre iniziate quindi la corsa contro il tempo per non andare in ipotermia, una decina di bambini vi sarà passata accanto in canottiera e sandalini (in qualunque stagione, del resto la stagionalità in Belgio è una convenzione del calendario).
Decidete rapidamente che no, le zucchine non sono poi così fresche, che gli asparagi stanno troppo in alto, che i pomodori sono troppo pallidi e pesche troppo dure; le mele vanno benissimo confezionate e gli yogurt al gusto “melangrana e avocado”. In pratica, da quando vivrete in Belgio inizierete a mangiare con la varietà della mensa delle scuole elementari ma con gusti ed accostamenti esotici; per contro, avrete assaggiato ogni variante di Philadelphia possibile -giacchè, complice la fretta, la probabilità che afferriate quello “normale” è pari a zero.
Percorso a ortaggi
E così per necessità o virtù, diventerete campioni settimanali di “corsa alla spesa”. Con un paziente allenamento progressivo, io sono arrivata a un record di un minuto e 47 secondi di permanenza nella cella iperbarica.
Di seguito i miei accorgimenti collaudati negli anni: giubbotto da sci legato in vita; passamontagna; carrello pronto all’uscita dell’area frigo; sacchettini per le verdure portati da casa; polpastrello inumiditi -sia mai che le buste di plastica si incollino fra loro! Ma soprattutto, immancabile è aver studiato il “percorso a ortaggi”, meglio se progettato sulla cartina mentalmente ricreata a casa e imparata a memoria. Il risultato migliore ovviamente si raggiunge in due: a quel punto la poca dispersione di calore corporeo è garantita. Ricordo serate con Joris passate a studiare il piano come una rapina in una banca. Poi si va in azione. Ci si apposta fuori e si ripassa tutto: “mentre io agguanto le banane, tu afferri le uova; con l’altra mano impili gli affettati sulla testa alla maniera africana, e in un colpo solo riesci a prendere anche i limoni formato famiglia, così siamo a posto per il resto del mese. Se non ti fai distrarre dagli assaggini di formaggio, ne siamo fuori incolumi”.
E’ da quando sto con Joris che ho capito perché a “Giochi senza frontiere” il Belgio arrivava sempre primo nelle gare a tempo.
😂😂😂😂😂 se non fossi così ignorante e incapace di parlare una lingua che non sia il mio italiano, partirei domani per visitare il Belgio perché mi hai decisamente incuriosito! L’unica mia conoscenza belga è Ercule Poirot, è ora che io allarghi i miei orizzonti.
Simona, tu hai altre doti! Se vuoi ti affido quattro o cinque dati statistici sul consumo di pane dei fiamminghi, sul numero di incentivi sociali, da moltiplicare per i bambini procapite… e creiamo un algoritmo sull’efficienza fiamminga!
Bello! Continua così. Colruyt? Ho detto a Marko che io me ne frego dei laagste prijzen che mangio meno ma vado al Delhaize 🙂
Delhaize? Altro che poracciata!
🤣 🤣 🤣 Veritiero, ma un appunto te lo devo fare… Banane é uova non sono nella cella frigo…. 😉😉
Grazie, Emanuela, per il tuo commento!
Ricordo effettivamente che le banane stanno in un cestone appena fuori dalla cella frigo, accanto alla frutta secca.
Le uova invece c’erano a congelarsi, almeno nel Colruyt di Herverlee…
Ma ogni tanto, per la musicalità di prosa, qualche licenza me la concederete, no? 😉
Complimenti per la scrittura, e l’ironia sempre delicata. Da sempre nei paesi stranieri mi diverto a visitare i supermercati. Ho sempre pensato che conoscere il cibo (non solo nei ristoranti) aiuta a capire il paese nel quale ti trovi.
Cara Laura, grazie mille per il tuo commento! Verissimo… non c’è niente di più trasparente ed educativo del rapporto che una cultura ha col cibo per capirla… E poi i supermercati non mentono mai!
Esilarante! La prossima spesa al Colruyt la farò con il sorriso, pensando al tuo articolo 😊
Grazie!
Che lusinga pensare di far sorridere qualcuno mentre fa lo slalom nelle corsie del Colruyt e combatte con l’ibernazione, o le patate fra il caffè, o Jan l’imbustatore… 😉